Candida (attore)

Autore:   George Bernard Shaw

Regia:   Orazio Costa

Scene:   Valeria Costa

Personaggi - Interpreti:
Candida, moglie di - Evi Maltagliati
Giacomo Morell pastore anglicano - Roldano Lupi
Eugenio Marchbanks, poeta adolescente - Luca Ronconi
Proserpina Garnett, segretaria di Morell - Mila Vannucci
Burgess, padre di Candida - Camillo Pilotto
Sandro Mill, sostituto di Morell - Mario Maranzana

Prima rappresentazione: Roma, Teatro Valle, 18 dicembre 1953

Foto / Bozzetti / Video


Rassegna Stampa


L’esecuzione offerta iersera dalla compagnia del Piccolo teatro fu nel complesso apprezzata. Ma il regista Costa calcò francamente troppo la mano su alcuni personaggi: Eugenio fu decisamente travisato. E di questo non possiamo far colpa al Ronconi, che già lo scorso anno interpretò con bravura un difficile personaggio. Ci sembra giusto mettere in causa piuttosto il regista il quale credette opportuno far diventare l’acerbo e nervoso poeta addirittura un bimbo sciocco e frignante e stizzoso e inviperito.
P. M. T.
«Paese Sera»
Curioso fenomeno, fra i tanti che si conoscono a teatro, questo per cui così spesso, dopo che la gente ha esaltato gli autori i quali v’hanno apportato spiriti nuovi e forme nuove, si finisce col riconoscere che i loro capolavori sono però, quasi sempre, i più ortodossi, i più ligi alle forme della tradizione. Il dramma più sicuramente superstite tra i quindici di D’Annunzio è il meno d’annunziano «La figlia di Jorio», altrove, che fra le quaranta commedie di Pirandello quella ammirata senza discussione come la più perfetta è la meno pirandelliana, «Liolà». Vogliamo aggiungere un terzo clamoroso esempio del genere? Eccolo qua: «Candida» dell’iconoclasta Shaw, che la scrisse senza alcun dubbio con un’intima originalità di accenti ma ancora lontanissimo dall’acrobazia e dalla pirotecnica con cui poco dopo si mise a sbalordire pubblico e critica. La sempre viva bellezza della commedia «Candida» ci è stata rivelata iersera al Valle dalla colorita, spesso umoresca, e tuttavia finissima interpretazione degli attori guidati da Orazio Costa. E vorremmo avere altro spazio e tempo per fare distesamente le lodi a tutti gli attori ma un discorso a parte andrebbe dedicato a Luca Ronconi, giovanissimo eccezionalmente dotato, al quale era affidata la figura più bella, originale ed ardua, quella dell’adolescente sbarazzino e poeta: la sua interpretazione, abbondante di humor e piena sempre di intelligenza, in qualche punto del primo e del terzo atto ci parve troppo calcata, troppo tenuta sopra le righe; fu soprattutto nel secondo atto che egli mantenne il giusto equilibrio e meglio attinse le sue note essenziali, che sono liriche.
Silvio d'Amico, ora in
«Cronache 1914/1955»
a cura di A. d’Amico, L. Vito, Palermo, Edizioni Novecento, 2005, pp. 625-626
Non starò a riscoprire «Candida» che è ormai unanimemente riconosciuta fra le più belle commedie di Shaw. Mi limiterò a dar conto di come Orazio Costa ha impostato e concertato la nuova edizione scenica presentata dagli attori del Piccolo Teatro di Roma. Dopo aver cercato di dar vivacità ai personaggi secondari con un colorito che sbanda quasi nel macchiettistico, Costa ha tentato di dar nuovo rilievo alla figura del poeta che i coniugi Morell ospitano e proteggono, dando alla sua timidezza, alla sua laboriosa difficoltà di esprimersi, lo scatto nervoso e aspro del timido che vince se stesso. Agli effetti della sorpresa finale avrebbe forse giovato che il poeta si fosse mostrato meno sicuro nella sua intuitiva intelligenza, più timidamente impacciato nel dire la verità che dice. Il giovane Luca Ronconi, che ricordo nell’eccellente debutto dell’anno scorso, avrebbe avuto tutti i numeri per farlo; ciò non toglie che abbia recitato molto bene anche nella linea impostagli dal regista confermando le ottime qualità che gli consentiranno di fare una rapida carriera.
Ermanno Contini
«Il Messaggero»