Wozzeck

di:   Alban Berg
Musica:   Alban Berg

Personaggi - Interpreti:
Maria - Wendy Fine
Capitano - Gerhard Unger
Tamburmaggiore - Carlo Bini
Andres - Gerald English
Primo garzone - Federico Davia
Secondo garzone - Alfredo Giacomotti
Margherita - Laura Zannini
Il pazzo - Saverio Porzano
Soldato, Un giovane - Gianfranco Manganotti
Il bambino di Maria - Cristian Gandolfi

Maestro direttore e concertatore:   Claudio Abbado
Maestro del coro:   Romano Gandolfi

Scene e costumi:   Gae Aulenti


Allestimento:   Teatro alla Scala di Milano


Prima rappresentazione
Teatro alla Scala, Milano
03 aprile 1977

Foto / Bozzetti / Video

Le parole di Luca Ronconi

Ronconi aprirà la festa dei 200 anni


È uno spettacolo frugale: volutamente, visibilmente semplice. […] Wozzeck non è altro che se stesso: un’opera senza precedenti, che vale per la storia, non tanto come trama, ma come situazioni, discorsi… Sarà una scena semplicissima, questa di Gae Aulenti, un contenitore dei personaggi, dei loro rapporti, dei loro pensieri… cercheremo soprattutto di far capire.
Lorenzo Arruga
«Il Giorno»
24 marzo 1977

Ronconi promette per «Wozzeck» una messinscena antironconiana


La scena è un impianto fisso formato da tre piani diversamente inclinati. Sommariamente essi stanno a indicare i momenti fondamentali dell’azione: esposizione, sviluppo e catastrofe. Attorno al primo ruotano gli elementi naturali, sul secondo rotolano le cose portate via da un incessante fluire, contro il terzo, una specie di rete, le cose vanno a sbattere. […] ho cercato di accostare anche stavolta il pubblico al testo, un testo difficile di per sé, perché poco noto, perché, infine, cantato in tedesco […] ho dovuto aggiungere qualche elemento coreografico, curare molto la recitazione, abusare di simboli.
Elsa Airoldi
«Il Giornale»
30 marzo 1977


Rassegna Stampa


Automi si aggirano fra le macerie

I personaggi […] sono appena profilati sul grigio dello sfasciume. Per l’innanzi, il Wozzeck era considerata opera di forte carica psicologica. […] Errore, ché il decorso quasi-nulla espressionista dei personaggi di Ronconi mostra il loro essere già quasi inghiottiti dal buio. […] Tutti sono grigie ombre su grigio sfondo […] in ogni istante v’è, da parte del regista, l’ostentazione del massimo rispetto per il testo. […] Piace questa timidezza da seminarista nel regista celebrato per la sua attitudine a svelare il doppio fondo delle opere. Wozzeck non ne possiede? […] anzi ne posside uno più voluminoso dell’opera stessa. […] Dove sono finite le unghie di Ronconi? Caro Luca, come ti sei ufficializzato e burocratizzato. Sei diventato un bravissimo regista qualsiasi. […] Hai voluto a tutti i costi far vedere che rispetti Büchner e Berg come antifascisti categoria assimilata? Troppi rivoluzionari finiscono ministri, da noi.
Paolo Isotta
«Il Giornale»
5 aprile 1977
La regia di Ronconi ha fatto sfilare un’infinità di cose e persone su un tapis roulant che ha reso molto spediti i cambiamenti di scena. Ma un conto è irrompere nelle opere tradizionali con trovate «traumatizzanti» […], un conto arrabattarsi piuttosto scialbamente in un’opera come il Wozzeck.
Rodolfo Celletti
«Epoca»
aprile 1977

È tutto fango nella storia di Wozzeck

La storia di Wozzeck […] è diventata la più straordinaria metafora dell’invisibile alienazione delle classi subalterne […]. Su questa metafora hanno lavorato alla Scala Claudio Abbado […] e Luca Ronconi […] con risultati davvero straordinari. […] Ronconi porta alla luce il dato esistenziale e cioè la disperazione di una condizione umana senza possibili sbocchi e, sul piano politico, il disfacimento che […] coinvolge insieme oppressi ed oppressori […]. E dunque lo spettacolo […] situa la storia emblematica del soldato tedesco lungo i gorghi di una sorta di fiume di fango che trasporta da quinta a quinta elementi scenici e personaggi, gli uni e gli altri ridotti a detriti, grumi, rifiuti […] lungo l’intero arco dello spettacolo […].
Gianfilippo de’ Rossi
«Momento sera»
13 aprile 1977

«Wozzeck» di Berg immerso nel fango

[Regìa, scene e costumi] hanno corrisposto pienamente al nucleo poetico dell’opera e all’interpretazione di Abbado. Ma hanno raggiunto anche momenti di grande intensità visiva.
Piero Santi
«Avanti!»
5 aprile 1977

Società e individui nella fanghiglia

Straordinario spettacolo guidato […] in scena e in orchestra da due impeccabili artefici, coerenti fino in fondo alle loro scelte, pieni d’immaginazione, di invenzione; che però è come non si fossero messi d’accordo […] per Ronconi il Wozzeck sarebbe il dramma di un eterno ritorno della tragedia umana, senza salvezza […]. Schiavi e padroni, persecutori e perseguitati […] s’affratellano nello stesso assurdo cammino comune, tunnel oscuro del mondo senza luce. […] La riduzione a cosa disfatta e resa miserabile […] delle situazioni, appiattisce i distinguo […]. Ma il Wozzeck è prima di tutto un dramma dei rapporti gerarchici […] in un sistema che […] distrugge gli uomini veri ed esalta quelli falsi […]. Ciò che, in realtà, viene riproposto è il filone interpretativo, di marca espressionistica, mistico, degli anni fra le due guerre […] in un ordine, alla fin fine, di assoluzione delle responsabilità concrete, storiche, sociali. Berg questo lo rifiutava, Büchner non lo pensava di certo (materialista com’era). Nello spettacolo di Ronconi ritorna, in modo ammirevole ma non condivisibile […].
Luigi Pestalozza
«Rinascita»
8 aprile 1977

Un podio sicuro in mezzo ai trabocchetti

Ma tra i tanti tapis roulants c’è poco spazio per camminare. I personaggi si guardano dai trabocchetti procedendo con cautela. Scompare quindi il passaggio della banda, ridotta anch’essa a una rassegna di strumenti nastrotrasportati e quindi ingoiati […].
Michelangelo Zurletti
«La Repubblica»
5 aprile 1977